Domenica 8 febbraio ho tenuto il primo workshop fotografico del 2015, giornata che ha aperto la quinta edizione dei miei workshop di paesaggio e devo dire che non si poteva chiedere di meglio: neve fresca di 24h con una montagna che rendeva a pieno il titolo della giornata.
Il ws si è svolto nella zona di Pratospilla (Monchio delle Corti) ed è stato intervallato in due parti: prima parte all’interno del rifugio e seconda parte dopo pranzo con la salita verso la Foce Banciola con meta il tramonto dal Monte Bocco.
Nella prima parte ho introdotto la tematica della fotografia paesaggistica parlando del concetto della pianificazione, la quale deriva spesso dall’esigenza di poter fare un salto di qualità e la quale si scompone per diversi punti: la conoscenza di un luogo, stagione di riferimento, percorso del sole, direzione e ora dell’alba e del tramonto, meteo. Il tutto però si deve basare su una personale ricerca estetica con una pianificazione elastica: il fotografo non può pensare di controllare la natura ma può solamente adattarsi ad essa.
In questa prima fase ho presentato anche la mia personale che ha dato il titolo a questo ws. Le foto esposte mostrano un Appennino, che grazie ad alcune situazioni di luci e colori, lo portano a divenire da paesaggio ordinario a straordinario. Grazie alle foto di riferimento ho svolto anche la prima parte didattica relativa all’inquadratura e composizione.
Dopo pranzo abbiamo ascoltato alcune spiegazioni della Guida Ambientale Escursionistica di Terre Emerse Giacomo Guidetti e insieme a lui e al mio assistente Erik Concari abbiamo iniziato la ciaspolata verso il Monte Bocco. Durante la salita abbiamo fatto delle soste con lo scopo, oltre a riprendere fiato, di fare qualche scatto insieme ed affrontare alcune parti didattiche come ad es. la tematica dell’esposizione e la lettura dell’istogramma. Siccome la fotografia paesaggistica offe la possibilità di studiare la scena e impostare la fotocamera con assoluta calma, ho mostrato con una visualizzazione in bn l’utilizzo del metodo di misurazione spot per poter leggere le differenze di stop nella scena le quali generano la gamma dinamica, battezzando di conseguenza il grigio medio. Credo infatti che il grosso vantaggio dello spot non sia tanto quello di esporre su una zona ristretta dell’inquadratura ma quello di poter leggere la luce del paesaggio per poter relazionare la gamma dinamica della scena alla latitudine di posa dell’elemento sensibile. Se il tutto avviene all’interno di un vero e proprio processo fotografico che parte dalla visualizzazione, allora una misurazione di questo tipo ti porta ad avere un controllo ancora più accurato sullo sviluppo del proprio file. E’ sicuramente uno dei concetti più complessi in fotografia ma che se uno piano piano inizia a ragionarci su lo porterà a sentire ogni scatto ancora più personale.
Arrivati alla Foce Banciola siamo stati colti da un forte vento gelido che ha reso il tutto più difficoltoso..ma la montagna è anche questo: apprezzare certi momenti difficili con la consapevolezza della loro unicità e del fatto che ogni scatto “sudato” è uno scatto vissuto!
Prima di procedere verso il Bocco abbiamo parlato dell’utilizzo dei filtri, dei tempi di scatto, della profondità di campo e dell’iperfocale. Ho lasciato poi la parola a Erik il quale ha parlato della fotografia di montagna con la presenza umana e quindi del rapporto estetico uomo natura. Anche la GAE Giacomo ha aggiunto tante informazioni utili per comprendere meglio, anche geologicamente, il territorio.
Più si saliva e più il vento e il freddo aumentavano facendo temere a dover rinunciare alla pianificazione e svolgimento del tramonto. Giunti sul crinale, a poche decine di metri dalla vetta, quasi tutti i partecipanti hanno scelto di scendere con Erik e Giacomo, scelta saggia in quanto bisogna fare solo ciò che uno si sente di fare. Quasi tutti perché un solo partecipante ha scelto di restare con me per il tramonto. Un tramonto non di quelli spettacolari, come sempre si spera di assistere, ma che comunque ha donato una calda luce sul manto nevoso con quel tocco di magia caratteristico di un tramonto invernale. Da li è iniziata la discesa con un vento sempre più intenso ma con la soddisfazione di aver vissuto un’altra storia da poter raccontare e con quel senso di sicurezza che il rifugio alla fine della giornata ti può dare.
Un grazie sia da parte mia che da parte di Erik e Giacomo a tutti i partecipanti!