Ho avuto modo di stampare alcune foto di Stefano Cavazzini un paio di anni fa e ne fui subito colpito. Quando ho saputo di questa sua mostra al Cafè Chrysopolis ne ho approfittato per conoscerlo fotograficamente meglio.
Ciò che mi ha colpito nella sua fotografia, è l’approccio introspettivo che ha nei confronti del soggetto e del contesto in cui esso si trova. Nei suoi scatti traspare non soltanto un raffinato gusto estetico, un profondo e comunicativo bianco e nero, ma anche un voler entrare dentro al soggetto valorizzandone, nell’immagine che ci restituisce, la carica espressiva. La componete quindi formale, di indubbia qualità e gusto la quale deriva oltre che da una spiccata sensibilità interiore anche dalla passione e studio dell’arte, si bilancia splendidamente con quella contenutistica come se l’una rafforzasse l’altra e viceversa. E’ anche chiaro che l’interesse del fotografo non è quello di restituire il soggetto per come si presenta ai nostri occhi, ma come si può immaginare e sentire in modo olistico. “Quando si pone al lavoro, l’occhio è sempre antico, ossessionato dal proprio passato e dalle suggestioni, vecchie e nuove, che gli vengono dall’orecchio, dal naso, dalla lingua, dalle dita, dal cuore e dal cervello. Esso funziona non come uno strumento isolato dotato di potere autonomo, ma come membro obbediente di un organismo complesso e capriccioso. Non solo come, ma ciò che vede è regolato da bisogni e presunzioni. Esso seleziona, respinge, organizza, discrimina, associa, classifica, analizza, costruisce. Non tanto rispecchia, quanto raccoglie ed elabora..” Nelson Goodman 1968.
Dagli scatti più paesaggistici a quelli di natura morta arriva a noi quella ”..esplorazione della sfera dell’immaginario e il rapporto tra etica ed estetica..”del fotografo Stefano Cavazzini. (cit.Cavazzini)
“Esthétique – Breve monologo sulla bellezza” in mostra al Cafè Chrysopolis in Strada Quarta n.6 Parma fino al 14 novembre.
Misha Cattabiani.
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